casiraghi greco& L'opinione — 19 gennaio 2016

“La quotidiana corsa ad aggiudicarsi i titoli sui giornali o i ‘like’ su Facebook rendono la campagna dei candidati alle primarie una sorta di partita a rubamazzo elettorale che rischia di danneggiare il Pd”.

 

 di Cesare Casiraghi*

 

Fatti salvi i programmi che – con eccezione di quello di Beppe Sala – sono presenti sui siti dei candidati e che risultano, come è ovvio tutti abbastanza allineati su una serie di temi, l’aspetto che, in termini di comunicazione, osservo in  queste primarie è un battagliare a livello mediatico tra i candidati, che si rintuzzano su una serie randomatica di istanze o di azioni specifiche.

Una quotidiana corsa ad aggiudicarsi il titolo dei media o il like su Facebook, in una sorta di rubamazzo o elettorale teso a prendere all’amo l’elettore più per la pancia che per la testa”.

 Vale a dire che “ciascuno dei candidati punta a colpire il cittadino-elettore attraverso la promessa di azioni specifiche, come le vie d’acqua, la riallocazione degli appartamenti sfitti, il pavé di via Torino. Tale comportamento, però, tralascia i ‘perché’, della visione su Milano da parte dei candidati, gli obiettivi, le strategie.

In termini di marketing questo comportamento potrebbe addirittura penalizzare il PD.

Si osserva come i candidati nell’esporre le loro proposte diano quasi per scontato che la vittoria alle primarie valga già la sindacatura. Ma evidentemente non è così ed il futuro Sindaco sarà determinato attraverso le elezioni amministrative .

Quella delle primarie è infatti  per il Partito Democratico a Milano una vera e propria pre-campagna elettorale, svolta peraltro in condizioni medianiche di tutto vantaggio sui concorrenti  considerato che il  centro-destra che ha deciso di non svolgere il medesimo tipo di test.  Ma se in questa fase il messaggio si livella verso il basso, forse un concorrente prevarrà sul collega ma il saldo per il PD, alla vigilia delle vere elezioni, potrebbe non essere positivo.

A mio parere  i candidati dovrebbero approfittare dei giorni di campagna rimasta per confrontarsi su una griglia comune di temi, ognuno con un obiettivo e proporre le loro strategie per conseguirli  e – quindi  – fornire un’esemplificazione delle iniziative specifiche”. 

Se valutiamo il loro comportamento in termini di marketing pubblicitario quello che emerge è la mancanza di una “strategia di marca”, laddove il brand è il Partito Democratico e i concorrenti alle primarie i prodotti. Una strategia che, se intelligentemente studiata potrebbe, anzi dovrebbe, alla fine generare un complessivo beneficio per la marca, ovvero il PD”. Oggi invece la situazione appare come quella in cui tanti prodotti di uno stesso brand si cannibalizzano l’un l’altro. 

Condividere perciò la visione e gli obiettivi per sviluppare la consapevolezza e fare crescere il proprio elettore potrebbe quindi, nella ricetta degli esperti, consolidare un vantaggio duraturo per essi stessi e per il partito che da li a poco col candidato eletto via primarie dovrà misurarsi nella tornata elettorale vera e propria.

  

* fondatore e direttore creativo
dell’agenzia di pubblicità Casiraghi Greco&

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Ufficio stampa Casiraghi Greco&:
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