ADICO Comunicati stampa — 11 giugno 2010

Cultura aziendale, poca meritocrazia, classe dirigente e politici cause della  “fuga”…  La poca etica negli affari e la troppa burocrazia non sono invece un problema…

 

Milano 11 giugno 2010 – Carriera? In Italia, sempre meno chances. Meglio fare la valigie e scappare negli USA in UK o… in Australia. E’ questo il responso dei 327 manager professionisti del settore marketing e comunicazione che hanno risposto alla survey lanciata da ADICO, l’Associazione italiana per il marketing le vendite e la comunicazione (www.adico.it), attiva dal 1964, con l’obiettivo di misurare l’umore delle donne e degli uomini che dettano strategie, lanciano idee e, soprattutto, hanno un confronto diretto e quotidiano con i colleghi all’estero.

Alla domanda “E’ vero che all’estero si fa più carriera che in Italia?” infatti il 25,6% degli intervistati si trova “assolutamente d’accordo” e il 36,7% si dichiara “d’accordo”. Seguono con il 24,4% coloro che hanno risposto “abbastanza d’accordo”, mentre il 13,3% discordano dall’affermazione.

Quindi oltre il 60% dei marketing e communication manager italiani ritiene che il nostro paese offra minori chances di quelle che un percorso professionale all’estero concederebbe. Tale valore sale poi quasi sino al 90% (86,7%) se a queste risposte si sommano quelle di coloro che si dichiarano “abbastanza d’accordo”.

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Cultura aziendale, politici e classe dirigente  ostacoli alla carriera secondo il 50% dei marketing manager.
(Poca) etica negli affari? No problem!

Ma quali sono i punti di debolezza del sistema-Italia che indurrebbero un manager a trasferirsi all’estero? Primo fra tutti è il “livello culturale e aziendale” (33,3%), evidentemente considerato dai manager di un livello inferiore a quello che una realtà aziendale moderna dovrebbe esprimere.

A quanto ci raccontano i nostri associati – commenta Michele Cimino Presidente di ADICOsono i dispetti, le ripicche, le inefficienze, le troppe perdite di tempo, riunioni interminabili, l’individualismo, l’interesse particolare che annienta l’obiettivo di gruppo, la carenza di etica e fair play, e mancanza di modelli di “esempio” nei vertici aziendali, il poco riconoscimento del talento professionale e il nepotismo, alcuni tra gli elementi che deprimono il professionisti.  Responsabili del marketing e delle vendite sempre più stressati da richieste di performances sempre meno realistiche e in una situazione di  modelli di organizzazione e di filosofia aziendale ormai superati, inefficaci ai nuovi odierni scenari socio-economici e turbati da crisi delle quali non si riesce neppure più a differenziare il capo dalla coda” .

Seguono infatti quali fattori di fuga “la meritocrazia” (21%), che evidentemente fa difetto secondo i nostri manager nel sistema socio economico e lavorativo italiano. Altri “fattori di fuga” sono considerati la classe politica (15,2%) seguita dalla classe dirigente (10,6%), il basso livello di ’”etica negli affari” (7,6%) – che evidentemente non è vista  come particolare ostacolo per la carriera… – i “salotti e le lobby” (6,1%).

La burocrazia ha invece un  basso impatto sulle cause scatenanti la fuga dei manager (4,5%). “Ciò non deve stupire – commenta ancora Cimino – dal momento che il manager è più distante dai quotidiani problemi legati alla burocrazia, in quanto la vive indirettamente e filtrata attraverso le strutture preposte nell’azienda, a differenza dell’imprenditore che invece con legacci e legacciuoli deve confrontarsi direttamente e quotidianamente”.

 
..ma poi solo 1 su 3 è pronto a fare le valigie.  E di mammà comunque importa a pochi

Se tale insoddisfazione raggiunge percentuali molto elevate, nel concreto poi solo 1 manager su tre si dice pronto a espatriare qualora se ne presentasse l’occasione. Alla domanda “Nel caso avessi un’opportunità professionale all’estero cosa ti impedirebbe di coglierla?” il 25,9% dei nostri manager si dice ”nulla” e si dichiara pronto a “cogliera al volo”, mentre il principale fattore frenante la decisione è, nelle risposte degli intervistati, “la famiglia e/o il/la partner” (41%).

Il 10,3% degli intervistati vede nella propria età (risposta: ”Non sono più giovane”) il limite al trasferimento. La mamma italica perde invece quota: “i genitori”  sono vissuti  come ostacolo all’espatrio solo dal 3,8%, alla stregua della “mancanza degli amici” nel paese straniero, che incidono nella decisione solo per l’1,3%. La “non-conoscenza di una lingua” e “la della paura dell’ignoto” hanno anch’essi un basso impatto (3,8%).

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All’estero dove? In Europa per il primo posto Inghilterra batte Germania 3 a 1.
Seconda tra le destinazioni professionali preferite i paesi del Nord Europa.

Tra i paesi europei più gettonati nelle ambizioni esterofile dei nostri manager c’è l’Inghilterra al primo posto (28,1%). In alternativa, e al secondo posto tra le preferenze, i “paesi del Nord Europa” 23,4% La Francia si pone al terzo posto con il 18,8% degli intervistati che affermano che in caso di trasferimento fuggirebbero oltralpe. Seguono Spagna (15,6%), Gemania (10%) e Russia e repubbliche baltiche (3,1%).

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Eppoi extra-Europa la scelta cade su USA e… Australia (in totale 90%.).
Ma nessuno (0%) parla bene arabo o cinese, quasi tutti invece l’inglese

Dovendo invece prendere in considerazione tutto il planisfero, tra le destinazioni extra-europee più nelle quali si ritiene si possa fare più velocemente carriera quasi 2 manager su 3 si trasferirebbero negli Stati Uniti (59%). Eppoi la sorpresa è l’Australia (31,1%), paese nel quale i nostri direttori marketing si  sposterebbero per abbracciare il successo professionale gradito.
Pochi invece si trasferirebbero in Cina (4,9%), Giappone (3,3%) e Medio Oriente (1,6%).  Va però detto che la conoscenza della lingua può aver condizionato le scelte circa il paese preferito per un eventuale trasferimento. Nessuno degli intervistati (0%) dichiara di conoscere il cinese e l’arabo. Solo il 3,3% parla il tedesco, il 18%3 conosce invece lo spagnolo mentre il 71,7% dichiara di “conoscere ottimamente” l’inglese.

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ADICO (Associazione italiana per il marketing le vendite e la comunicazione)  fondata nel 1964, si propone come punto di riferimento professionale, formativo e di dibattito a livello nazionale per i professionisti operanti nell’area commerciale, nelle vendite, nel marketing e nella comunicazione, indipendentemente dal settore economico pubblico o privato, sia a livello nazionale sia a livello internazionale. Ogni anno ADICO organizza “AdicoForum”, appuntamento di rilevo nazionale per professionisti e manager del settore. Sempre con cadenza annuale l’Associazione conferisce il prestigioso riconoscimento “Premio Marketer dell’Anno”. Nel 2009 ADICO ha animato il proprio network, che conta circa 6000 professionisti, con oltre 100 eventi di “Accademia ADICO” e oltre 80 tra seminari, forum e convegni di formazione. www.adico.it

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